Cammino di Santiago – Giorno 5

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Rabe de las Calzadas

Stamattina, dopo la colazione con i miei compagni di stanza, parto intorno alle 6.30. Nella notte ha piovuto molto, ma stamattina per fortuna il cielo e’ sereno ed inizialmente lo sterrato e’ in condizioni accettabili. Per via della colazione troppo leggera in ostello, dopo nemmeno un’ora mi fermo in un bar e mi prendo una tortilla di patate e una spremuta. All’uscita ritrovo nuovamente i miei amici francesi che saluto per l’ultima volta.

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Castrojeriz

I primi 15 km mi costringono a superare due dislivelli da 100 metri. E il peggio arriva quando il sentiero e’ stato chiaramente attraversato da una mandria di mucche che lo hanno rimodellato dopo il temporale di ieri. In mezzo al fango ancora fresco, la bici si blocca: il fango si e’ accumulato tra le ruote, i cambi e i pedali. Un pellegrino incuriosito mi avvicina e mi chiede il permesso di farmi una foto mentre tolgo manciate di fango dalla bici. Continuo a fatica, fermandomi spesso a rimuovere il fango per 4-5 chilometri fino ad Hontanas. Qui si rientra su asfalto, e poco prima del primo bar trovo una piazzola per pulire la bici. Ne approfitto immediatamente e riparto verso Castrojeriz.

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L’altopiano da scalare

Superato il paesino, dopo una decina di minuti raggiungo una salita di 2 km allucinante. Un cartello posto all’inizio, avverte di una pendenza del 12%. Ancora prima di affrontarla, solo guardandola, capisco che si tratta di un errore. La affronto tutta d’un fiato: e’ un muro otlre il 15%. Quando arrivo in cima, trovo un banchetto di frutta e dolciumi a offerta, ma mi fermo solamente a scattare due foto e riparto. Proseguo senza altri problemi attraverso i campi di grano.

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All’ostello italiano

Quando sto per arrivare a Itero de la Vega, ritrovo l’ostello della diocesi di Varese che mi ha rilasciato la credenziale. Non posso non fermarmi per un timbro e ovviamente siamo una ventina di persone, tutti italiani. Mi offrono un caffe’, e dopo due chiacchiere, sono di nuovo in pista. Raggiungo Fromista (55 km) per pranzo. Oggi decido di trattarmi bene e mi affido ad un menu’ del pellegrino. Scelta errata. Mangio una pasta scotta, un piatto inqualificabile di presunte salsicce con patate fritte tre giorni prima e uno pseudo dolce. Dopo un’ora circa a Villalcazar de Sirga, mi fermo a riposare come ieri su una panchina: ormai la siesta sta entrando nelle mie abitudini.

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Villalcazar de Sirga

Quando mi risveglio dopo trenta minuti, e sto per montare in sella, un ciclista vestito di rosso si avvicina. Salvatore! Dopo due giorni da quando ci eravamo conosciuti, ci ritroviamo a piu’ di 150 km di distanza. Ovviamente torniamo a pedalare assieme, e abbiamo un sacco di cose da raccontarci. Mi parla di una coppia padre e figlio partiti da Vicenza (sara’ poi Padova) e in viaggio da una ventina di giorni. Dopo meno di due ore che ci siamo ritrovati, da oltre 300 metri di distanza, vediamo due sagome verdi in lontananza. Salvatore non ha dubbi ed inizia a gridare “Italianiiii!!!”.

Quando ci avviciniamo, conosco Roberto e Mattia, e la nostra compagnia si allarga a quattro intrepidi ciclopellegrini. Ridendo e scherzando, favoriti anche dal cammino piu’ tranquillo in questa parte arriviamo fino a Sahagun dove ci fermiamo.

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