Torino – Savona – Giorno 1

Abbiamo dormito! Male, ma abbiamo dormito! L’appartamento che avevamo prenotato aveva recensioni a dir poco negative, che in effetti si sono confermate: quartiere poco rassicurante, appartamenti fatiscenti tutti intorno, materassi bruciati all’ingresso, e letto con le doghe rotte. Ma ci siamo, integri e pronti a partire. Paolo si è ripreso dal malessere che lo aveva messo in dubbio nel suo viaggio da Domodossola a Torino: dobbiamo solo aspettare Spillo, fare una buona colazione e siamo pronti a partire.

Il treno di Spillo da Milano ha purtroppo 25 minuti di ritardo, ma ne approfittiamo per prepararci con più calma. Quando finalmente tutti e tre siamo a Torino, scattiamo il selfie di partenza e ci avviamo verso Savona.

Torino si presenta piuttosto bike-friendly, e ne rimaniamo molto colpiti perchè fin dall’inizio (Porta Susa) seguiamo piste ciclabili che ci portano al Parco del Valentino per seguire il corso del Po. Sono le 10 circa ed il parco è già piuttosto frequentato da corridori e qualche turista, ma la strada è talmente ampia che c’è spazio per tutti e tra i grandi alberi del parco, si gode di una salutare ombra rinfrescante.

Seguendo la ciclabile lungo il Po, arriviamo a Moncalieri (10 km) in 45 minuti. Da questo punto, la traccia che seguiamo ci porta su strade secondarie, tra sterrato e asfalto, campi di grano e fattorie. Non troviamo indicazioni, solo qua e là incrociamo qualche cartello relativo a percorsi ciclabili, ma ad ogni modo, siamo in strade a basso traffico ed alcune veramente di campagna. Nei pressi di Carmagnola troviamo le indicazioni della ciclabile che collega Stupinigi a Racconigi, la seguiamo fino ad arrivare al castello reale di Racconigi (46 km), dove ci fermiamo per la pausa pranzo.

Fino a questo punto, il caldo si è fatto sentire parecchio, con il sole particolarmente cocente soprattutto sugli sterrati che ci hanno fatto tagliare i campi di grano. Per questo, a Racconigi ci fermiamo a mangiare un panino sotto gli alberi del centro storico a ripararci dal sole, anche se qualche nuvola comincia ad affollare il cielo. Ripartiamo dopo un’oretta circa, in direzione di Madonna del Pilone.

Qua ormai le nuvole si sono definitivamente convinte a far scendere qualche goccia, e quindi affrontiamo la prima salita di giornata a Cherasco sotto una flebile pioggia. Da questa prima salita di 700 metri di lunghezza al 7%, costituita da due semplici tornanti capiamo subito la precarietà della nostra forma fisica: Paolo e Spillo si fermano al primo tornante per una pausa respiratoria.

Attraversiamo la campagna, dove ai campi di grano si alternano sorprendenti distese di un fiore bianco a me sconosciuto che sembra essere neve d’estate. Lasciamo questo paesaggio per iniziare l’ultima salita che da Narzole ci porta verso Vergne.

Temporale.

Violento.

In un attimo siamo in mezzo ad un acquazzone potente, proprio mentre ci stiamo inerpicando per una stradina consortile semisconosciuta e deserta, ovviamente senza rifugio. Ma a sorpresa, ci compare al lato della strada una capanna di cemento, vuota, quasi un parcheggio coperto. Ci infiliamo al volo, fradici, nell’attesa che il temporale si riduca di intensità. Dopo una quindicina di minuti, un vecchio Panda scende rapido lungo la stradina e si ferma proprio davanti a noi: scende un arzillo settantenne che ci saluta allegramente mentre indaffaratissimo apre il bagagliaio ed estrae un decespugliatore in barba al temporale. Lo accende ed inizia a tagliare con stile che definire barbaro è un eufemismo, il sottobosco dei pochi alberi che si trovavano dall’altro lato della strada oltre la staccionata. Divertiti dall’utilizzo del decespugliatore, che il signore fa volare come a tagliare pure l’aria, ci accorgiamo che il temporale ha rallentato. Inforchiamo le bici e ripartiamo.

Con noi riparte purtroppo il temporale, ma ormai siamo senza ripari a portata di mano e la strada sale sempre più decisa. Copriamo i 4.5 km di salita rimanenti in direzione del campeggio, totalmente sotto l’acqua, senza fermarci un attimo, anche se le gambe ormai gridano vendetta. E come per uno scherzo del destino, quando arriviamo al campeggio, il temporale si placa, e dopo la registrazione, si apre pure il cielo ad offrire uno spettacolare tramonto sulla prima bozza di langhe del nostro viaggio. Siamo vicini a Barolo.

Dopo esserci messi in ordine, e montato le tende, partiamo alla volta di Barolo per cena. Devo censurare sull’esperienza della cena per mantenere le mie amicizie…ma basta dire che andiamo a dormire all’una.

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