Gran Tour Puglia – Giorno 1

Siamo in quattro per questo viaggio, io e Paolo nuovamente insieme dopo la prima epica impresa della Corsica che ci ha battezzati al cicloturismo, e due Marco (detti Spillo e Use) al primo cicloviaggio con noi. Ci ritroviamo tutti alla stazione di Milano Centrale dopo le rispettive giornate di lavoro prima di due settimane di vacanza, pronti a preparare il nostro “attacco” all’intercity notte per Bari. Mangiamo qualcosa di rapido al bancone di Rosso Pomodoro e ci dirigiamo al binario al quale è previsto l’arrivo del treno, e a 40 minuti dalla partenza iniziamo a smontare le bici per impacchettarle a dovere. In realtà, non è proprio a dovere…qualcuno ha preso sacchi troppo piccoli, altri pasticciano con le fascette, uno di noi abbandona l’idea e lega semplicemente le due ruote al telaio (speriamo in bene). Quando arriva il treno, iniziamo un costante avanti e indietro dal treno ai binari per caricare bici, borse, e ogni pezzo che stavamo rischiando di dimenticare.

Sudatissimi, siamo finalmente sul treno: due bici sono comodamente alloggiate in cabina ad aspettarci bloccando il nostro accesso ai letti, le altre due per par condicio bloccano il corridoio a tutti i passanti. Dopo passaggi ad ostacoli da giochi senza frontiere per permettere a tutti di passare, la clemenza divina del capotreno ci viene incontro: vi faccio posto nel locale caldaia per due biciclette! Evvai ora siamo davvero a bordo del treno: controllati i biglietti, possiamo riempire la cabina con tutte le borse e prepararci per la notte.

Dopo 7 ore di continui risvegli, brusche frenate, aria condizionata dritta sul volto, arriviamo a Bari, stravolti, ma entusiasti. Svuotiamo il nostro materiale da trasloco sul binario creando una sorta di discarica, e rimontiamo le bici: siamo pronti!

Prima di partire davvero però, è tempo della prima colazione del campione che consumiamo in un bar dove la bontà sorprendente dei croissant ci convince a fare il bis. Siamo pronti! Stavolta davvero.

Cerchiamo di seguire la traccia del GPS all’interno delle vie trafficate del centro di Bari, quando all’improvviso mi affianca un elegante (pantaloni e camicia) lavoratore diretto in bici al lavoro. Incuriosito dal nostro carico, ci interroga sul nostro piano, e ci dà un paio di direzioni. Lo lasciamo dopo un incrocio in cui noi svoltiamo e lui tira dritto.

Passano 3 minuti e ci raggiunge velocissimo per dirci che ci ha ripensato: ci guida lui fuori da Bari perchè tanto va in quella direzione per lavoro. Inizia un inseguimento: questo apparente uomo d’affari sui 50 anni con una bici da corsa di quelle che hanno l’antifurto nel loro aspetto antico, corre veramente veloce. Noi carichi del nostro equipaggiamento da camping e scarichi di allenamento, fatichiamo a seguire il suo ritmo deciso. Intanto però riusciamo a conversare, coperti dai clacson e dal rumore del traffico, e scopriamo di avere una conoscenza in comune, e che la sua rapidità non è casuale, è un ciclista serio. E’ Bepi Arrivo. Dopo 10 km insieme in cui ci tira fuori dal traffico di Bari in modo eccezionale e repentino, ci salutiamo con un selfie. Credevamo fosse un addio, ma non sarà così e la cosa avrà dell’incredibile.

Proseguiamo quindi sui nostri passi, seguendo anche le indicazioni di Bepi che ci proponeva di modificare leggermente il percorso, ed ironizzando sulla nostra figuraccia dal punto di vista fisico. Superiamo Modugno dove Bepi ci aveva praticamente portati e tiriamo verso Bitonto, non prima di aver preso una deviazione indicata dal GPS su una promettente stradina tra gli uliveti che terminava irrimediabilmente la sua corsa davanti ad un cancello. Ci arrendiamo all’idea di proseguire su statale ed arrivamo a Bitonto.

Foto di rito al primo centro storico che visitiamo, e riprendiamo in direzione di Terlizzi, fino ad arrivare a Ruvo di Puglia, dove troviamo un economicissimo ristorante con simpatico dehors molto riservato dietro alla chiesa per la pausa pranzo. La nostra media fino a questo punto è scandalosa: 6 ore per 45 km.

Decidiamo di allungare il percorso per guadagnare tempo a Matera tra due giorni, ma non sappiamo dove fermarci a dormire. Ripartiamo con le menti appannate dal lauto pasto e ci ritroviamo in mezzo ad un oliveto dove la strada è nuovamente sbarrata, spingiamo indietro le bici su per la salita ghiaiosa e decidiamo di stare maggiormente sulla strada che rimane decisamente vuota.

A parte questo piccolo problema, ci godiamo un paesaggio dal duplice aspetto: bellissimi oliveti possenti ed ordinati si stagliano sopra lunghe lingue di immondizia che costeggiano la strada. Sarà il nostro tema costante dell’entroterra pugliese.

Ad una decina di chilometri da Castel del Monte un gruppo di ciclisti ci affianca, e ci scoraggia dicendoci che il primo posto a loro noto per accamparsi è ad altri 25-30 km da lì, ma sono già le 17. Arriviamo a Castel del Monte, e troviamo un enorme parcheggio per auto e camper. Il cassiere del parcheggio accetta la nostra richiesta di piazzare le tende sul prato destinato ai camper: inizialmente aumenta il prezzo rispetto alla sosta diurna, ma dopo un minuto nel suo breve monologo ci offre uno sconto, come convinto da una ipotetica trattativa che deve aver fatto con se stesso. A quell’ora e già stanchi dopo il primo giorno, senza l’ombra di altri posti disponibili nel raggio di chilometri, va bene anche l’assenza delle docce.

Quindi, salita a Castel del Monte, primo patrimonio Unesco del nostro tour, discesa al campeggio per pseudoccia ai lavandini dei bagni del parcheggio, e risalita per la stessa strada verso il ristorante più vicino che però apre solo alle 20. Posto incantevole, ma la fame è la fame. Aspettiamo un’ora bevendo qualcosa, e poi finalmente ci lanciamo sulle specialità locali chiudendo con una cheesecake sontuosa. Rientro di nuovo in leggera salita e poi discesa freschina per favorire la digestione, ma finalmente possiamo metterci a dormire.

Inizio complicato, con alti e bassi, ma abbiamo trovato dove dormire.

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