Corsica – Giorno 8
La notte ad Ajaccio e’ la seconda di lotta tra Paolo e il suo materassino. Stavolta io non mi accorgo di nulla, lui pero’ al mattino ha nuovamente la schiena a pezzi. Eppure non molla e non si lamenta neanche, alle 8.30 siamo pronti a partire in direzione di Cargese. Per oggi abbiamo deciso di andare fino a Cargese, vedere se ci piace e come stanno le nostre gambe per prolungare eventualmente fino a Porto. Usciamo da Ajaccio lungo Boulevard Sebastianu Costa, e svoltiamo in direzione di Calvi prendendo la D81. Da qui la strada comincia a salire, dapprima con pendenze accettabili che sfruttiamo per scaldarci, e infine diventa piu’ impegnativa nei 10 km che ci portano al punto piu’ alto della mattinata. Come sempre procediamo in mezzo a strade tranquillissime, in cui per diversi minuti ci ritroviamo da soli, specialmente quando ci allontaniamo dalla costa e saliamo.
In questo periodo dell’anno, le strade della Corsica offrono una vera e propria sinestesia di odori proveniente dalle piante e arbusti colorati che ci circondano e suoni degli uccelli che cantano e avvertono del nostro passaggio. E ogni qual volta si superi un tornante, la vista cambia, la vegetazione si apre e si scopre all’orizzonte qualche piccolo golfo paradisiaco all’apparenza irraggiungibile. Con passo lento ma regolare, e fermandoci ogni tanto a scattare qualche foto, proseguiamo il nostro percorso oltre Listincone (mentre saliamo) e Calcatoggio (mentre scendiamo).
Al termine della discesa ci ritroviamo sul golfo di Liscia e i restanti 20 km sono tutti lungomare e in piano. Troviamo diversi punti in cui ci potremmo fermare a mangiare sulla spiaggia, ma decidiamo di spingere fino a Cargese. Cargese pero’ si trova leggermente sollevata rispetto al livello del mare, e l’ultimo tratto per raggiungerne il centro e’ in salita. In questo momento Paolo tira e un signore francese esaltato dal nostro incedere ci incoraggia “Bravo!Ca c’est du sport!”. Paolo si ferma e gli risponde “Non lo so”, e riparte. Io che ero dietro a pochi passi, rimango stupito. Quando raggiungiamo un piccolo supermercato e ci fermiamo, gli chiedo il motivo di quella risposta e mi spiega: “Eh non so dove sia un negozio di sport!”. Questo fa capire quanto facesse caldo e fossimo affamati. Ci fidiamo lasciando le borse agganciate alle bici, che leghiamo ad un palo, facciamo spesa per il pranzo e scendiamo lungo un sentiero che ci porta alla spiaggia di Cargese. Qui ci concediamo un po’ di relax.
Siamo arrivati a Cargese presto, e alle 15 abbiamo gia’ deciso di andare fino a Porto. Qualcosa non ci torna dal punto di vista dei km, perche’ Google, quando avevo calcolato il percorso, me ne segnalava qualcuno in meno. Siccome abbiamo ancora un giorno di riposo che vorremmo sfruttare piu’ in la’, decidiamo di fare uno sforzo in piu’ oggi. Riprendiamo il sentiero, e intorno alle 16 siamo pronti per ripartire. Ancora una volta i primi 5 km sono tranquilli, ma poi la strada comincia a salire. Pedalare nel pomeriggio dopo una lunga pausa, non e’ facile, almeno per noi, quindi procediamo molto piano e a ritmo regolare. A pranzo del resto non stiamo mai leggeri: per recuperare le energie consumate non risparmiamo mai sul cibo. Quando raggiungiamo Piana, sono le 18.30 circa e ho bisogno di un bagno. Per fortuna troviamo un ristorante-bar aperto. Ordiniamo un caffe’ e ne approfitto per uno stop (capita anche questo andando in bici).
Il proprietario del ristorante riconosce che siamo italiani e inizia a raccontarci con un italiano un po’ stentato ma simpatico di quando il Tour era passato da queste parti, ci parla delle calanche e della volta in cui ha nevicato a Piana decenni fa. Guardiamo sulla mia cartina: in effetti la cartina assegna alle calanche tre stelle in una scala da 1 a 3 che valuta la bellezza e il valore turistico di un luogo. E’ l’unico punto in tutta la cartina con 3 stelle. Agitati dal fatto che non vediamo niente di speciale, decidiamo di proseguire facendo la massima attenzione a qualche eventuale sentiero per le calanche. La strada da Piana prosegue in piano, scende leggermente e poi per qualche centinaio di metri sale, ad un tornante molto ripido passiamo in mezzo a due pareti rocciose maestose e di fronte a noi riconosciamo senza alcun dubbio il motivo delle 3 stelle sulla cartina e dell’esaltazione del ristoratore al parlarcene. La costa qui si butta verso il mare con pareti rocciose che danno sul rosso, il cui colore e’ accentuato dalle luci del tramonto. E’ come se la roccia aggredisse il mare, ma il mare non se ne preoccupasse tant’e’ calmo e piatto.
Siamo poche persone ad ammirare questo spettacolo: ci siamo noi, un paio di motociclisti che hanno spento la moto quasi in segno di rispetto per questa meraviglia e una coppia che ha parcheggiato l’auto a lato della strada per scattare un po’ di foto. Lo facciamo anche noi, ma bisogna esserci per poter capire veramente. E il fatto di arrivare a questo punto a quest’ora, di vedere il posto apparire all’improvviso dietro ad un tornante ci ha letteralmente sorpresi. Anche mentre abbandoniamo il punto piu’ panoramico non possiamo non fermarci a scattare foto ed ammirare. Fantastico. Lasciamo il posto piu’ bello dell’intero viaggio (per quanto mi riguarda),e dopo pochi km iniziamo a vedere il golfo di Porto con la sua torretta e la sua spiaggia incastonati tra due versanti di montagna . Paolo rimane affascinato e ad ogni tornante scatta una foto. Si e’ fatto tardi, e quando raggiungiamo il campeggio che rimane sotto il livello della strada principale, montiamo velocissimamente la tenda, ci laviamo velocemente e andiamo nel piccolo porto a mangiare. Il posto e’ piccolo, ma veramente carino: una piccola gemma custodita gelosamente dalla natura per mezzo di montagne che la circondano per tre quarti, eccezion fatta per il lato che guarda al mare. Come sempre alla sera, prendiamo il menu’ completo che rimane sui 22-23 euro e ci permette di immagazzinare tutte le calorie consumate durante il giorno. Ancora una volta, prima di andare a dormire controlliamo che il materassino di Paolo funzioni, aggiungiamo un’ulteriore pezza e speriamo.