Cammino di Santiago – Giorno 3
Dopo la sveglia alle 7, mi fiondo a far colazione nella sala da pranzo del rifugio. Qui mi aspettano caffe’, latte, cereali, fette biscottate, marmellata e una merendina. Con una colazione del genere, parto in gran forma alle 7.30. Il sole sta salendo e la temperatura e’ ideale per andare in bici. Lascio il rifugio e imbocco il sentiero. Inizialmente si scende lungo uno sterrato con gradinate in cui la bici per fortuna risponde bene. Supero parecchi pellegrini partiti prima di me e ben presto mi ritrovo solo nel pieno dei campi coltivati.
Il cielo si rannuvola mentre il vento comincia a salire…ovviamente contrario. Come ad ogni giro in bici che si rispetti, mi ritrovo affamato dopo meno di due ore e a Sansol decido di fermarmi nuovamente per farmi un panino col salame. Quando riparto, decido di spingere fino a Logrono per la pausa pranzo. Ci arrivo alle 12 circa dopo un lungo tratto su sterrato.
A Logrono mi rifugio in Calle Portales: una delle vie pedonali della citta’ piena di negozi e ristoranti. La prima impressione e’ ottima e decido di cercare in questa via il posto per il pranzo: trovo un buon locale che prepara pizze al trancio. Mi fermo per una mezz’ora, e poi chiudo con un gelato. Per il pomeriggio decido di spingere altri 50 km alla ricerca di recuperare i 10 km di ritardo che ho ancora sulla tabella di marcia. Pongo il mio obiettivo a Santo Domingo della Calzada.
Uscendo da Logrono, il cammino mi spinge nel Parque de la Grajera dove trovo un piccolo lago. Non mi fermo, perche’ il vento sta crescendo e cerco di tenere il ritmo senza interruzioni. Raggiungo Navarrete dove la salita verso Ventosa si fa piu’ seria. Il vento intanto diventa sempre piu’ insopportabile, e le nuvole piu’ dense. Ventosa risponde fedelmente al suo nome, ma per fortuna da qui si scende leggermente fino a Najera dove il sole torna a farsi vedere.
Ma il peggio deve ancora venire. La strada prosegue fino ad Azofra attraverso i soliti saliscendi su sterrato e quando raggiungo Azofra intorno alle 15 il vento e’ diventato fortissimo accompagnato da una pioggia violenta. Stanco, demotivato, e anche innervosito da cosi’ tanto vento contrario, mi fermo su una panchina con il k-way addosso. Mangio qualche biscotto mentre decido se fermarmi o spingere per i rimanenti 15 km fino a Santo Domingo.
Mentre sono in preda a questi pensieri, due ragazze in bici mi passano davanti sfidando la tempesta: il vento le respinge mentre cercano di avanzare. Fanno una fatica tremenda a trascinare le bici cariche delle classiche borse da cicloturista. Vedendo il loro sforzo, ritrovo coraggio, ritiro i biscotti e decido di partire pure io. In pochi minuti le recupero e risalgo lo sterrato: quando sono in cima non riesco gia’ piu’ a vederle. Intanto il tempo peggiora e la pioggia diventa sempre piu’ violenta. Mentre attraverso i campi sullo sterrato sempre piu’ fangoso, passo di fianco ad un’auto dove quattro ragazzi si sono momentaneamente riparati. Mi guardano mentre affondo sui pedali digrignando i denti per la fatica. La strada continua maledettamente a salire e in giro non c’e’ lo straccio di una strada o di un posto dove fermarsi. Ma lo sapevo gia’. Continuo fino a Ciruena. Qui trovo un piccolo parco vicino ad un campo da golf. E’ tardi, ma io sono distrutto e ha smesso di piovere: mi fermo su una sdraio disegnata nel sasso. Rimango a giacere qui per 15 minuti prima di ripartire nuovamente. Ho le gambe che mi implorano di smettere, ma nemmeno qui c’e’ nulla per fermarsi e quando trovo persino un paio di pellegrini a piedi, decido che ce la posso fare.
Alla rotonda che precede gli ultimi tre leggeri saliscendi verso Santo Domingo, raggiungo un pellegrino. Il suo mantello vola in tutte le direzioni spinto dal vento incessante. Non fa nemmeno caldo. I nostri sguardi distrutti si incrociano: sappiamo entrambi cosa abbiamo passato. Probabilmente anche lui e’ nervoso per un meteo tanto ostile, per la stanchezza, per i chilometri che ancora mancano. Eppure quando ci guardiamo, per un secondo questi pensieri passano in secondo piano ed entrambi tiriamo fuori il sorriso di chi condivide la stessa sofferenza e ci scambiamo un sentito “Buen Camino!”. Questo gesto tanto naturale ma inaspettato, mi riporta di buon umore e affronto la prima salita con pazienza, noncurante del vento.
Quando giungo alla seconda e intravedo finalmente la mia destinazione all’orizzonte, due ciclisti scatenati mi superano al doppio della mia velocita’. Con un impeto di orgoglio provo a recuperarli, ma devo desistere subito: ho finito le energie. Raggiungo Santo Domingo de la Calzada alle 18 dove i due ciclisti si rivelano essere due italiani di Cuneo. Scambiamo due parole e poi mi rifugio nell’ostello del pellegrino in pieno centro. E’ molto grande e pieno di pellegrini. Dopo una doccia ed aver lavato i vestiti, esco a cena e vado a dormire senza piu’ forze.